La rata del mutuo a tasso variabile quindi non è costante, ma dipende dal valore dell’indice finanziario relativo al mese nel quale si deve pagare la rata.
Il tasso è determinato dalla somma dell’indice di riferimento (EURIBOR o BCE) e da uno spread. Un aumento del relativo indice finanziario di riferimento causerà un aumento proporzionale del tasso globale.
Nell’ammortamento alla francese ogni rata è composta da una quota interessi e una quota capitale: se il tasso di interesse cresce, le quote capitali da rimborsare nel tempo restano invariate ma aumenteranno le quote di interessi da elargire alla banca che si ripercuoteranno a loro volta sulla rata.
Quando è indicato il mutuo a tasso variabile
Il mutuo a tasso variabile è indicato a chi ha un reddito medio-alto ed è in grado di affrontare un eventuale rialzo dei tassi di interesse. E’ indicato anche nel caso di mutui relativamente brevi, soprattutto se i tassi sono molto bassi all’atto della stipula del mutuo e non si ipotizza a breve un loro rialzo.
In questo caso, il mutuo a tasso variabile è molto conveniente soprattutto durante i primi anni del mutuo, dove prevale la quota interessi. Man mano che il debito residuo diminuisce, anche un successivo rialzo dei tassi inciderebbe meno sulla rata, perché viene calcolato sul debito residuo che si abbassa rata dopo rata.
Chi deve stipulare un mutuo molto lungo e ha un reddito medio-basso, è preferibile che scelga il tasso fisso o eventualmente un mutuo a tasso variabile con CAP.
Come viene calcolato il TAN di un mutuo a tasso variabile
Il TAN del mutuo a tasso fisso è dato dalla somma di due contributi:
- L’EURIBOR o il tasso BCE
- Lo spread
L’EURIBOR è il tasso medio delle operazioni finanziarie tra le principali banche europee mentre il tasso BCE è il tasso di interesse applicato dalla Banca Centrale Europea. Questi due parametri sono gli indici finanziari di riferimento per i mutui a tasso variabile. Lo spread rappresenta il ricavo della banca, e dipende dall’istituto di credito che eroga il mutuo. I mutui a tasso variabile hanno uno spread minore rispetto a quelli a tasso fisso, perché la banca non deve accollarsi il rischio di un eventuale rialzo dei tassi di interesse.
I mutui a tasso variabile con tetto massimo (CAP) o con rata costante
Esistono anche soluzioni a tasso variabile che prevedono un tetto massimo del tasso di interesse (mutui con CAP) e quelli che modificano la durata del mutuo, mantenendo invariata la rata.
I primi prevedono il pagamento di un’assicurazione che tutela il mutuatario dall’aumento del tasso di interesse al di sopra di una soglia massima. Il costo di quest’assicurazione viene in genere sommato allo spread e varia intorno allo 0,50-0,75%. Su un mutuo trentennale di 150.000 euro si tratta di cifre aggiuntive intorno ai 16.000 – 25.000 euro in più.
I secondi invece prevedono una rata costante e un allungamento della durata del mutuo in caso di aumento dei tassi, ma al di sopra di una certa soglia di tasso, la rata deve necessariamente essere aumentata, perché altrimenti non potrebbe più coprire l’intera quota interessi. Questo fenomeno causerebbe l’anatocismo che è vietato in Italia.